La paura e l’incapacità di gestire la libertà genera il bisogno di capi e padroni

In Easy Rider, un vecchio film di fine anni Sessanta, ricordo un dialogo memorabile in cui uno dei protagonisti spiega in poche frasi illuminanti il concetto di libertà. Tutti cercano la libertà ma poi, soprattutto quando la vedono in qualcun altro, ne hanno terrore perché quel qualcuno potrebbe indirettamente dimostragli che è riuscito ad ottenerla, mentre loro no

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In Easy Rider, un vecchio film di fine anni Sessanta, ricordo un dialogo memorabile in cui uno dei protagonisti spiega in poche frasi illuminanti il concetto di libertà. Tutti cercano la libertà ma poi, soprattutto quando la vedono in qualcun altro, ne hanno terrore perché quel qualcuno potrebbe indirettamente dimostragli che è riuscito ad ottenerla, mentre loro no. E basta vedere come la gente si scagli contro chiunque proponga modelli o sistemi di libertà per rendersene conto di quanta paura faccia.

La storia è purtroppo strapiena di persone libere eliminate da chi deteneva il potere con l’ausilio dei terrorizzati dalla libertà. Oggi la libertà si riduce a scegliere il colore dell’automobile o il modello di cellulare ma ora come sempre, appena qualcuno la cerca per davvero, viene bastonato in mille modi, ad iniziare da quelli come lui o lei, fino ai livelli più alti di gestione del potere che ostacola qualsiasi vero tentativo di costruire modelli di libertà e li reprime in tutti i modi di cui è capace, dai più soft ai più pesanti, fino ad arrivare all’eliminazione fisica del ribelle, se non si ravvede.
Ma c’è anche un altro aspetto da considerare e cioè quello per il quale a volte qualcuno riesce a fare un passo verso la libertà, per esempio si licenzia, lascia un posto di lavoro alienante, noioso, nocivo per se, gli altri e l’ambiente, con capi, superiori, gerarchie, ecc. e finalmente intraprende un percorso di scelta e non di obbedienza. Sembrerebbe una cosa bellissima e da tanti auspicata, però a volte succede che le persone in questione, perché abituate ad avere ordini, capi e superiori, non siano in grado di gestirsi e di gestire la propria libertà. Persone che magari hanno pure studiato tanto, con master, super formate, che nel loro lavoro erano precisissime, impeccabili, dalle carriere folgoranti, appena si mettono al cospetto di se stesse, diventano incapaci di una qualsiasi minima gestione di se e delle relazioni con gli altri. Il che non può che essere spiegato con il fatto che mancando un capo, una coercizione, una imposizione a cui obbedire, le persone si sentono perdute, come se improvvisamente venisse a mancare qualcosa di fondamentale.
In fondo non è nemmeno tanto colpa loro, l’intera società fin da appena nati è costruita per obbedire a qualcuno: genitori, parenti in genere, fidanzati e fidanzate, insegnanti, datori di lavoro, capi assortiti, religiosi, guru e varia, tutti sanno sempre esattamente cosa è meglio per noi, ed è quindi chiaro che, se per miracolo o per sfinimento, ci si libera da queste camice di forza, all’inizio sembrerà di volare. Ma poi bisognerebbe anche comprendere che la libertà non significa non riuscire a gestire praticamente più nulla e passare da super precisi e assennati a disorganizzati inaffidabili, solo perché non riceviamo più ordini da una autorità, chiunque essa sia.
E se non si sa gestire la libertà, poi il prezzo da pagare sarà parecchio alto, perché molto probabilmente si ritornerà da dove si è scappati, cioè di nuovo al guinzaglio nella ruota del criceto ancora prigionieri in una specie di sindrome di Stoccolma.
Ecco perché anche nei miei corsi di formazione, mi raccomando sempre che qualsiasi progetto alternativo individuale o collettivo che sia, deve essere ancora più preciso, serio, affidabile, efficiente di quanto lo poteva essere una attività passata, legata spesso solo al profitto.
Nessun progetto individuale e collettivo sarà mai efficace e di esempio se non ha parametri di affidabilità, credibilità e organizzazione. In poche parole se non ha il rispetto per se stessi e degli altri come basi fondanti. In questi parametri di vera libertà, non c’è rigidità, mancanza di creatività o di apertura perchè solo il rispetto per se stessi e il prossimo fa sbocciare meravigliose progettualità creative e funzionati che possono essere anche di supporto per molti che stanno cercando le loro strade verso la libertà.

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Cogli l’opportunità di progettare il tuo cambiamento e partecipa a questi due eventi in Toscana!

Il 9 e il 10 settembre 2023 presso Alba Verde, Loc. Montebamboli a Massa Marittima (Grosseto), l’associazione non profit di promozione sociale PAEA, nella splendida cornice della campagna maremmana, organizza due incontri su Come realizzare progetti di cambiamento personali e collettivi. Le grandi potenzialità occupazionali in campo ambientale e su Come difendersi dall’elettrosmog. Il primo sarà condotto da Paolo Ermani, il secondo da Giordano Giannotti.

QUI IL PROGRAMMA COMPLETO E LE MODALITA’ DI ISCRIZIONE

I due eventi sono a contributo libero e responsabile

https://www.ilcambiamento.it/articoli/la-paura-e-l-incapacita-di-gestire-la-liberta-genera-il-bisogno-di-capi-e-padroni

Ma quale transizione ecologica! Combustibili fossili a tutto spiano e benzina a prezzi siderali

Con il mondo in agonia ambientale e i catastrofici cambiamenti climatici causati dagli spacciatori di combustibili fossili, la politica non può più fare finta di niente come ha sempre fatto, quindi ultimamente sono diventati tutti ambientalisti ma a parole. Solo chiacchiere, qualche timido provvedimento di greenwashing e per il resto business as usual.

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Con il mondo in agonia ambientale e i catastrofici cambiamenti climatici causati dagli spacciatori di combustibili fossili, la politica non può più fare finta di niente come ha sempre fatto, quindi ultimamente sono diventati tutti ambientalisti ma a parole. Solo chiacchiere, qualche timido provvedimento di greenwashing e per il resto business as usual. E che il business sia il punto centrale dell’intera questione, lo dimostrano i guadagni stratosferici che fa chi vende prodotti petroliferi, e non si tratta solo delle multinazionali del fossile. Come si fa infatti a credere che uno Stato come quello italiano, che da inizio anno ha incassato circa 4 miliardi di euro dalle accise sui carburanti, con la benzina che recentemente ha superato anche quota 2,70 euro al litro, possa mai fare qualcosa veramente a favore della transizione ecologica? Suvvia siamo seri. Fino all’ultima goccia lo Stato non abbandonerà i combustibili fossili e la relativa montagna di soldi che incassa. Soldi che ovviamente vengono utilizzati per fare solo opere di bene al servizio del cittadino, come ad esempio l’acquisto di armi da inviare a paesi in guerra, tanto la Costituzione è da tempo carta straccia. Oppure che vengono utilizzati per comprare pseudo vaccini che scadono a milioni di dosi e vengono buttati o “regalati” a paesi africani che non possono che inviarli alle discariche.
E l’italiano in questa situazione cosa fa? Si lamenta ma paga sempre e comunque.
Abbiamo srotolato tappeti rossi agli industriali del cemento e delle automobili dando loro letteralmente le chiavi del paese, costruendo con i nostri soldi strade e autostrade ovunque. Autostrade che, come se non bastasse il favore di avergliele costruite, continuiamo a pagare con mille balzelli e pedaggi. Grazie alla lobby petrolifera e automobilistica, non abbiamo mai avuto una servizio di trasporto pubblico degno di questo nome e si va sempre più indebolendo il già disastrato sistema ferroviario, puntando soprattutto all’alta velocità, perché con quella si fanno lauti profitti, mica con i treni dei pendolari. E dato che il profitto per pagare mega stipendi ai mega manager è
prioritario, i servizi al cittadino sono l’ultimo dei pensieri.
Con la propaganda di cinema e televisione ci hanno fatto credere che la libertà si otteneva solo al volante di una spider, così ci siamo comprati macchine anche per i nostri cani e gatti e siamo ai vertici nel mondo per numero di automobile pro capite, praticamente primi in Europa, se si esclude il Lussemburgo.
Abbiamo lasciato che l’Italia diventasse un immenso garage con macchine dappertutto, in città, paesi e paesini costruiti non certo come le città d’America realizzate a misura di automobile e non per le persone. E nonostante ciò siamo costantemente bombardati da pubblicità di automobili, elettriche o meno, tanto non cambia di molto, perché è la mobilità stessa su automobile il problema.
E ci si chiede sbalorditi chi mai potrà ancora comprare auto se non sappiamo più dove metterle…
Tragicomici misteri dell’incredibile paese di Pulcinella…
Ma quale transizione ecologica, ma quali energie rinnovabili, ma quale ambiente! Niente di tutto questo, alla faccia di chi, non appena si parla di ambiente, urla e strepita che non si può toccare il diritto degli italiani a inquinare sempre e comunque e quindi ad ammalarsi e morire (e fare ammalare e morire pure gli altri). Più che il diritto a inquinare a piacimento e senza freni, sembra esserci il diritto a essere spennati e poi a suicidarsi. E nonostante l’evidenza della situazione, si accetta tranquillamente di essere spennati per poi lamentarsi, in un corto circuito di demenza dove non esisteno logica o intelligenza.
In teoria, con tutti gli strombazzamenti di finte azioni per l’ambiente, i costi del petrolio e dei suoi derivati dovrebbero crollare, visto che li si dovrebbe usare sempre meno. Però accade esattamente il contrario. Quindi anche in questo caso si dimostra non solo che per l’ambiente non si sta facendo nulla di serio ma che i combustibili fossili sono e saranno ancora un pozzo senza fondo di guadagni a cui né la politica, nè tanto meno le multinazionali vogliono rinunciare. Altro che transizione ecologica, l’unica transizione che si vede sono i fiumi di soldi che transitano sui conti correnti dei soliti noti.

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Cogli l’opportunità di progettare il tuo cambiamento e partecipa a questi due eventi in Toscana!

Il 9 e il 10 settembre 2023 presso Alba Verde, Loc. Montebamboli a Massa Marittima (Grosseto), l’associazione non profit di promozione sociale PAEA, nella splendida cornice della campagna maremmana, organizza due incontri su Come realizzare progetti di cambiamento personali e collettivi. Le grandi potenzialità occupazionali in campo ambientale e su Come difendersi dall’elettrosmog. Il primo sarà condotto da Paolo Ermani, il secondo da Giordano Giannotti.

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La scemenza artificiale in un mondo dove c’è cronica mancanza di lavoratori umani

Negli ultimi anni non si fa che parlare di intelligenza artificiale cioè l’evoluzione prevedibile e inevitabile di una tecnologia che non serve né a risolvere i problemi a livello globale, né a tutelare l’ambiente. E nemmeno potrà mai sostituire le persone nei moltissimi mestieri per i quali le “macchine” sono un fallimento annunciato. Negli ultimi anni non si fa che parlare di intelligenza artificiale cioè l’evoluzione prevedibile e inevitabile di una tecnologia che non serve né a risolvere i problemi a livello globale, né a tutelare l’ambiente. Una tecnologia che è al solo servizio del profitto senza scrupoli e ha come conseguenza la desertificazione del mondo, che avvenga per mano atomica, per i cambiamenti climatici conseguenza evidente delle attività umane, per il proliferare infinito di rifiuti ingestibili, per qualche diavoleria chimica o virus “sfuggito improvvidamente” da strani laboratori…
E l’intelligenza artificiale viene sempre descritta come quella che farà perdere lavoro a tanti, che alla fine sostituirà gli umani e via di questo passo. Su questa, come tante altre notizie simili, vedi ad esempio la farina di insetti e stupidaggini assortite, ci vengono ricavati fiumi di parole, scritti, analisi, libri a volontà. La realtà è che mancano posti di lavoro ovunque o meglio i posti di lavoro ci sarebbero ma non c’è gente che è disposta a occuparli. E sono posti di lavoro che nessuna intelligenza artificiale può sostituire. Si fa un gran parlare del “medico elettronico” ma poi gli ospedali sono drammaticamente senza personale; si favoleggia di droni e di macchine fantascientifiche utilizzate in agricoltura ma non c’è chi raccoglie frutta e verdura, chi fa potature o i lavori più semplici e necessari. Scarseggia personale pure nel settore della gastronomia. E chi vuole più fare l’idraulico, l’elettricista, il muratore? Persone che ormai costano come dentisti vista la loro scarsità. Chi vuole fare l’artigiano, il meccanico, il carrozziere, lavorare in fabbrica, fare le pulizie, il badante o la badante, l’autista? E visto che di figli gli italiani ne fanno sempre meno, ecco la manna dal cielo degli immigrati, osteggiati, criminalizzati da destre e razzisti vari, strumentalizzati da pseudo sinistre e chiesa; ma poi tutti, anche chi fomenta odio per incamerare voti, sanno bene che senza gli immigrati siamo in grossi guai. Chi pagherà le pensioni di una popolazione sempre più vecchia? Ma soprattutto chi farà i lavori che gli italiani, i tedeschi, i francesi, gli inglesi e così via, non vogliono più fare? Ovviamente li faranno gli immigrati che sono quanto c’è di più lontano dall’intelligenza artificiale e quanto di più vicino a braccia, gambe e cervello umano, che ci hanno sempre contraddistinto.
Ma c’è un’altra ragione, oltre alla poca volontà di lavorare e i salari bassi, che fa scarseggiare i lavoratori nei tantissimi campi dove c’è bisogno di mano d’opera ed è quella per la quale siamo diventati un popolo di “digitatori”.
Sono ormai milioni le persone che lavorano virtualmente passando intere giornate davanti a un computer. E quale mentalità si potrà formare in persone che lavorano e si rapportano praticamente solo con gli schermi, quindi passive, immobili? Ovviamente una mentalità per la quale ogni problema si risolve da seduti, con i click, con gli algoritmi; e se sempre più persone ragionano e lavorano in questo modo, ovviamente si penserà che non esistono anche altre opzioni lavorative e che i lavori dove c’è da fare praticamente, li devono fare altri, magari gli ultimi arrivati, i più sfruttabili della catena, quindi eccoci di nuovo ai preziosi immigrati. I quali a loro volta, integrandosi perfettamente nella mega macchina, diventati consumatori come noi e i loro figli diventati digitatori, aspetteranno altri immigrati per ricominciare la ruota. Tanto di gente abbagliata dal paese dei balocchi o che scappa da miseria, guerra e disperazione, il nostro sistema, basato sulla rapina e lo sfruttamento, ne produrrà sempre.
Risultato di questa follia? Le società nel caos e l’intelligenza artificiale è pressochè ininfluente. La dimostrazione di come senza personale anche le società e i servizi perfetti collassano e nessuna intelligenza artificiale può farci nulla, lo danno le ferrovie tedesche. Da sempre modello di perfezione, puntualità, eccellenza, invidiato da tutto il mondo ma che oggi grazie alla politica che vuole svendere ogni proprietà pubblica ai privati e soprattutto per una cronica mancanza di personale, sono allo sfascio, irriconoscibili. Treni con ritardi italiani e strapieni, continue cancellazioni improvvise, un disastro paragonabile solo a quello che in Italia viviamo da sempre.
Per cercare di tamponare la situazione, le mitiche Deutsche Bahn fanno offerte incredibili per chi viaggia in treno, che ci manca solo che siano le ferrovie stesse a dare dei soldi ai viaggiatori per frequentarle. E stridono le costanti pubblicità di ricerca personale alle quali è anche difficile fare attingere gli immigrati appena arrivati, perché si sa, il tedesco è lingua ostica e non si impara in un paio di mesi….
Quando i fan e gli intellettuali vari dell’intelligenza artificiale iniziano le loro filippiche e i loro sogni, o meglio deliri, riportateli alla realtà e invitateli a farsi un viaggio in treno nella super moderna e digitale Crande Cermania: se riescono ad arrivare da qualche parte senza giorni di ritardo, ci salutino la scemenza artificiale…https://www.ilcambiamento.it/articoli/la-scemenza-artificiale-in-un-mondo-dove-c-e-cronica-mancanza-di-lavoratori-umani

Profitti alle stelle dei super ricchi ma fame, disperazione, sfruttamento e difficoltà per tanti altri

Tempo fa scrissi un articolo su chi ci guadagna dall’inflazione ma non pensavo che anche la Presidentessa della BCE, Christine Lagarde, fosse fra i miei lettori… Infatti la stessa si è espressa in merito parlando di greedflation o “inflazione da avidità” attuata da molte compagnie che fanno profitti stellari sulla base del fatto che se c’è inflazione diffusa possono tranquillamente alzare i prezzi.

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Tempo fa scrissi un articolo su chi ci guadagna dall’inflazione ma non pensavo che anche la Presidentessa della BCE, Christine Lagarde, fosse fra i miei lettori… Infatti la stessa si è espressa in merito parlando di greedflation o “inflazione da avidità” attuata da molte compagnie che fanno profitti stellari sulla base del fatto che se c’è inflazione diffusa possono tranquillamente alzare i prezzi con la scusa appunto che c’è inflazione, quindi possono fare ancora di più quello che a loro pare. E questo lo fanno non solo le grandi aziende ma anche tanti piccoli approfittatori che, senza motivo valido o senza avere effettivamente delle spese aumentate, alzano prezzi e parcelle, ben sapendo che nessuno protesterà, tanto si può sempre dire che è colpa dell’inflazione.
Il risultato a livello globale è che, come segnala uno studio di oxfam, le grandi aziende globali continuano a macinare profitti enormi alla faccia e soprattutto sulla pelle di tutto e tutti. Loro sono alle stelle e la gran parte del mondo è alle stalle e si dibatte in problemi come guerre, carestie, fame, sfruttamento, disperazione.
Come se cioè non bastasse, anche a causa delle mega aziende, l’ambiente non viene considerato altro che una pattumiera, a prescindere da tutti i greenwashing del caso che le stesse aziende responsabili dei disastri non mancano mai di mettere in campo per cercare di nascondere le loro responsabilità. Se veramente agissero per il bene, utilizzando tutti quei soldi che guadagnano, si risolverebbero i problemi noti e gravi che affliggono gran parte dell’umanità ma farlo non è certo nel loro dna.
Quindi la famosa mano invisibile del mercato di Adam Smith che darebbe benessere a tutti, guarda caso, va ad arricchire sempre di più gli stessi creando disparità incolmabili. La stessa logica non può che dimostrarlo: più sei ricco, più hai persone al tuo servizio e più politici e media ti compri e quindi più potere avrai. Mai come in questa epoca si sono viste concentrazioni tali di ricchezza e potere nelle mani di pochi che continuano a fare soldi in maniera impressionante e nessuno e niente li ferma. Del resto chi potrebbe farlo, se si comprano sistematicamente tutti?
Alle mega aziende interessa solo e unicamente il profitto e sono strutturate per quello, aspettarsi che cambino e facciano qualcosa per l’interesse di altri o del pianeta è come credere alla terra piatta. Non solo è impossibile che lo facciano ma correranno sempre ad un ritmo pazzesco perché se rallentano vengono superate e questo non possono permetterselo.
Ecco, questo è il sistema della crescita infinita in un mondo dalle risorse finite, che sta facendo della terra un inferno. Appurato che la politica può e vuole poco o nulla, che i media nella grandissima parte sono in mano ai devastatori che li tengono in vita grazie alle loro pubblicità, cosa si può fare?
Basterebbe per esempio non continuare a ingrassare con i propri soldi tutte quella mega aziende che ogni giorno scavano la fossa a noi e i nostri figli e nipoti. E chi parla di boicottaggio? Udite, udite, addirittura Paul Donovan, capoeconomista della società di gestione patrimoniali della banca svizzera UBS, che afferma apertamente di attivarsi per boicottare le grandi aziende. Gli sarà nato un figlio? Avrà avuto un colpo di sole? Ma non erano solo gli estremisti, gli alternativi, gli utopisti, i non realisti a parlare di boicottaggio?
A quanto pare, come spesso succede, gli estremisti sono i più moderati e obiettivi, sarà perché il loro interesse non è quello del profitto?
Oltre quindi a praticare il boicottaggio sistematico, ci si dovrebbe mettere insieme ad altre persone e creare progetti e luoghi ovunque che si emancipino il più possibile proprio da un sistema che è destinato al collasso. E occorrerebbe rendersi autosufficienti a livello alimentare ed energetico, fare lavori che abbiano la tutela dell’ambiente e delle persone come obiettivo, aiutarsi reciprocamente in mille modi ritrovando il senso della comunità e della vita in genere. Tra i tanti benefici, agire in questo modo significherebbe una riduzione drastica delle spese, vera risposta all’inflazione e una minore dipendenza dai mostri che macinano profitti stellari. O si può pensare che per ingrassare ulteriormente gli ultra mega miliardari dovremmo correre ancora più veloci nella ruota del criceto lavorando di più, guadagnando di più?
Costruire un nuovo mondo è difficile, utopico? E’ sicuramente meno utopico e meno difficile rispetto a pensare che chi non ha altro che il profitto come obiettivo possa cambiare in meglio la nostra situazione e quella dell’ambiente; quella sì è la vera utopia.

https://www.ilcambiamento.it/articoli/profitti-alle-stelle-dei-super-ricchi-ma-fame-disperazione-sfruttamento-e-difficolta-per-tanti-altri

Il mare come fogna nucleare dove nuotano i cavalieri dell’apocalisse

Le centrali nucleari sono una tecnologia che da quando è stata messa in pratica non ha fatto altro che creare disastri e costi inimmaginabili. E ora il Giappone ha deciso di rilasciare in mare scorie radioattive ottenute dall’acqua che è servita per tentare di raffreddare i reattori nucleari della centrale di Fukushima…

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Quando qualcuno dice che siamo una specie intelligente dubito sempre fortemente. Sembra che da 200 mila anni a questa parte veniamo considerati pure sapiens, ma di sapiens non stiamo dimostrando granché; ci stiamo invece dimostrando molto stupidens. La sequela di follia criminale che alberga le menti umane dedite al profitto senza scrupoli è ormai infinita e ogni volta che si pensa di aver toccato il fondo, eccoci a trivellare per raggiungere livelli ancora più estremi e impensabili. Il mostro nucleare militare che minaccia di distruggere il mondo a ogni istante ha un degno competitor nella sua versione cosiddetta civile, che poi è stata sviluppata proprio per supportare quella militare.
Le centrali nucleari sono una tecnologia che da quando è stata messa in pratica non ha fatto altro che creare disastri e costi inimmaginabili. Come se ciò non bastasse, darà alle future generazione lasciti di morte con le scorie radioattive che dureranno per le prossime centinaia di migliaia di anni. Non era abbastanza fare danni irreparabili ieri e oggi, dovevamo assicurarci che i danni ci fossero praticamente per sempre.
In questa saga del male ecco aggiungersi un altro capitolo: il Giappone ha deciso di rilasciare in mare una immensa quantità di scorie radioattive ottenute dall’acqua che è servita per tentare di raffreddare i reattori nucleari della centrale di Fukushima, gravemente danneggiata dallo tsunami del marzo 2011. Questo, che non è di certo il primo incidente nucleare in quel paese, è accaduto nel modernissimo e infallibile Giappone.
I cavalieri dell’apocalisse nucleare infatti quando ci fu il disastro di Chernobyl in Russia nel 1986, tra le tante menzogne, ci raccontarono che la tecnologia dei russi era vetusta, con quella occidentale non sarebbe mai potuto succedere nulla di simile. I cavalieri però non citarono che nel 1979 avvenne un incidente simile nei super tecnologici Stati Uniti alla centrale di Three Mile Island e per un miracolo non si ebbe una catastrofe come quella in Russia.
I cavalieri dissero anche che comunque con il passare degli anni la tecnologia sarebbe progredita e mai più ci sarebbe stata una Chernobyl. Nel frattempo però si susseguirono incidenti ovunque fino ad arrivare al 2011 a Fukushima laddove, a detta dei cavalieri, la tecnologia sarebbe dovuta essere infallibile e per lo più in Giappone, paese in teoria ben più progredito ed efficiente di quello russo.
Importante notare che il progresso tecnologico in ambito nucleare (e non solo) è la storiella che ci raccontano da anni e ogni volta questo fantomatico progresso, che doveva risolvere tutti i problemi, non fa che produrre catastrofi.
Gli apprendisti stregoni del nucleare, non contenti di aver fallito totalmente su tutta la linea, ora vogliono usare il mare che è di tutti e di nessuno, come fogna dove scaricare il loro ennesimo mostruoso fallimento.
E nonostante si tratti di un disastro epocale, questa notizia trova spazio solo in qualche trafiletto di cronaca estera. Alla faccia dell’informazione attenta alla nostra salute che per tre anni ci ha terrorizzato con la faccenda Covid! Dove sono i soliti paladini della salute che sembravano tanto interessati al nostro bene? Dove sono gli esperti da salotto televisivo che sbraitano contro questa catastrofe sanitaria? Dove sono gli scienziati che ci difendono? E come mai sono spariti e riappaiono solo e unicamente quando si parla di pandemie? Ma molto probabilmente tutto quello che non ha a che fare con il Covid è una salute che non porta bonifici, quindi ovviamente non esiste.
Per chi dopo tutto questo ha ancora coraggio di parlare di nucleare, consiglio un bel bagnetto purificatore nelle acque adiacenti la centrale di Fukushima, tanto non c’è alcun pericolo, anzi probabilmente gli esperti o gli scienziati prezzolati, a seconda del bisogno, ci direbbero che è benefico, come andare alle terme. E in effetti le “autorità” giapponesi minimizzano il tutto: siamo nei parametri, dicono, non c’è pericolo. Ma se è così allora che bisogno c’è di scaricare in mare quell’acqua? Ci facciano dei bei laghetti dove la gente può andare a nuotare liberamente, se non c’è davvero nessun pericolo.
Infatti la faccenda è così tranquilla e pulita che la Cina ha già bloccato le esportazioni di pesce giapponese, e i cinesi non si può certo dire che siano difensori dell’ambiente e della tutela della salute dei loro cittadini, visto che sono il paese più inquinato del mondo. Se non si fidano loro, figuriamoci cosa ci potrà essere dentro a quell’acqua… Ma non c’è da stupirsi di nulla, nell’era dell’homo stupidens possiamo tranquillamente dire e fare tutto e il contrario di tutto, tanto a rimetterci siamo sempre e solo noi (altrimenti che stupidens saremmo…).

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