L’attuale governo ha decretato praticamente la fine del provvedimento ecobonus. Non si sa se un intervento simile, pensato veramente male e partorito peggio, abbia dato più benefici che altro. Di sicuro per cambiare rotta e per tutelare veramente ambiente, portafoglio e occupazione, interventi del genere non sono la soluzione.
L’attuale governo, contraddicendo le dichiarazioni del presidente del consiglio Meloni in campagna elettorale, ha decretato praticamente la fine del provvedimento ecobonus. Come scritto anche in altre occasioni, non si sa se un intervento simile, pensato veramente male e partorito peggio, abbia dato più benefici che altro. Speculazioni sui prezzi che sono saliti alle stelle, gente improvvisata che diventava in un attimo esperto venditore di questa o quella tecnologia rinnovabile e da domani tornerà a vendere qualsiasi altra cosa che gli convenga di più. Materiali utilizzati al ribasso, dove la qualità anche ambientale era l’ultima preoccupazione e la prima, come sempre, il guadagno cercando di ottenere il più possibile dall’ignaro cliente attratto dal regalone statale. Un caos normativo totale, tipico della burocrazia italiana, al cui confronto quella dell’Unione Sovietica era l’apoteosi dell’efficienza e che ha fatto impazzire tecnici, ditte e committenti. Di sicuro per cambiare rotta e per tutelare veramente ambiente, portafoglio e occupazione, interventi del genere non sono la soluzione.
Se le persone aspettano solo i soldi dallo Stato per agire, senza pensare che agire in maniera razionale comunque li ripaga da ogni punto di vista, sarà ben difficile un vero cambiamento. Tanto di soldi da buttare le persone ne hanno sempre e comunque e lo si vede da tutte le spese e gli sprechi che quotidianamente si fanno. Si vede dalle pubblicità che ci bombardano ovunque di ogni possibile assurdità anche costosissima; basti pensare alle auto in un paese soffocato dalle stesse. Ma se si fanno così tante pubblicità significa che qualcuno, o ben più di qualcuno, quelle assurdità le compra. Quindi di soldi ce ne sarebbero eccome per fare scelte assennate, che però non si fanno e si dice che il solare costa troppo, la coibentazione costa troppo e poi si finisce immancabilmente a piangere se i fornitori di energia fanno pagare cifre stellari in bolletta. Ma tanto si pagherà anche quello, ci si lamenta ma poi si paga.
Per finire di lamentarsi, utilizzare i propri soldi in maniera intelligente e razionale, pensare non solo al portafoglio ma anche all’ambiente in cui viviamo e dove vivranno i nostri figli e nipoti, forse è il caso di agire in maniera diversa da quanto fatto fino ad oggi seguendo spot pubblicitari e dichiarazioni di fantomatici esperti prezzolati.
A livello energetico è possibile con una attenta pianificazione diventare largamente indipendenti e il passo principale è la riduzione drastica degli sprechi che sono purtroppo la prassi, proprio perché incentivati da un sistema come quello della crescita basato appunto sullo spreco. Se poi questi passi si fanno insieme ad altre persone creando delle comunità energetiche e autoproducendosi il più possibile l’energia, ecco che allora la famosa sovranità energetica diventa una realtà e non una vuota parola o miraggio, se chi ne parla e addirittura ne fa vanto con nomi di partito, poi invoca il gas Russo di Putin a basso costo o ha nostalgia di Mattei. Una sovranità energetica fatta con fonti che provengono dall’estero è certamente una peculiarità tutta italiana dove si può raccontare qualsiasi barzelletta e si troverà sempre qualcuno disposto a crederci. In Italia abbiamo delle potenzialità enormi che, unite al buon senso, alla razionalità e alla collaborazione, senza grandi costi, possono dare eccezionali risultati.
Per approfondire questi ed altri aspetti legati al tema dell’autosufficienza energetica potete leggere il libro L’Italia verso le emissioni zero e partecipare al webinar di domenica 26 febbraio organizzato da Macrolibrarsi nell’ambito delle giornate sull’autosufficienza.