Siamo nel 2023 e, nonostante il progresso che decantiamo tanto e la nostra scintillante tecnologia che con un semplice click ci permette di fare cose strabilianti, la gente ancora muore nelle alluvioni o sotto le macerie, esattamente come avviene da decenni, come se mai nulla cambiasse.
Siamo nel 2023 e, nonostante il progresso che decantiamo tanto e la nostra scintillante tecnologia che con un semplice click ci permette di fare cose strabilianti, la gente ancora muore nelle alluvioni o sotto le macerie, esattamente come avviene da decenni, come se mai nulla cambiasse. Purtroppo abbiamo avuto ancora una volta tristemente ragione e l’inevitabile è avvenuto, un’altra sciagura devastante si è abbattuta su parte dell’Italia. Ma non ci vogliono scienziati o luminari per capire l’ovvio e cioè che, se si dichiara guerra alla natura, quella ti risponde con gli interessi. Si costruisce, si cementifica e si asfalta ovunque perché il Prodotto Interno Lordo deve crescere, lasciando poi milioni di alloggi ed edifici vuoti; si intubano, si irreggimentano e si squadrano i fiumi che diventano delle piste velocissime per l’acqua; si distrugge la foresta, si disbosca l’impossibile per incenerire preziosi alberi in assurde centrali a biomassa; si fa una gestione delle acque complessiva che chiamare demente è un eufemismo; e dopo tutto ciò si dà la colpa alla natura? A causa dei cambiamenti climatici causati dalle nostre scellerate attività, non piove per mesi (in inverno) e si ha pure il coraggio di dire che improvvisamente è cascata tanta acqua come mai, quindi che la colpa è dell’evento estremo, mica di chi ha fatto di tutto affinché l’evento estremo, ma prevedibilissimo, facesse disastri. E i soldi che dovrebbero servire a salvare vite umane ed evitare danni dove li si spende? Per comprare armi che serviranno ad ammazzare gente in giro per il mondo.
Lo sport preferito nel nostro paese è infatti un costante lancio di soldi dalla finestra. La sequela di sprechi vergognosi di soldi pubblici è così lunga che scrivendoli su carta ci si potrebbe fare una fila da qui al pianeta Nettuno e ritorno.
In accordo con questo agire “consapevole, etico, pacifico e teso al bene del prossimo”, calpestando la Costituzione siamo entrati pure in guerra, ma vigliaccamente, senza nemmeno dichiararla apertamente, come se agendo così fosse meno indolore, le morti fossero silenziate. Miliardi e miliardi, ben 33,5 nel solo 2022, che ogni anno vengono buttati in armi mentre il paese agonizza nel settore dei servizi e della tutela alla persona. E come se non bastasse questa follia totale, ci permettiamo pure di inviare armi per partecipare a una guerra che, se prosegue la sua escalation, farà polvere dell’intera umanità senza avere né vincitori, né vinti.
Ma questa è la politica di chi fa quotidianamente guerra alla natura, quindi non può che farla di conseguenza anche alle persone e per ammazzare la gente i soldi si trovano sempre, per salvarla no.
Attraverso i media mainstream poi si farà il solito il lavaggio del cervello facendo credere che non è colpa di nessuno o al massimo del fato e perciò possiamo continuare a fregarcene fino ai prossimi tristemente inevitabili morti.
Se chi è predisposto a farlo, pagato con i nostri soldi, tutelasse veramente la nostra salute, avrebbe agito sulla prevenzione, considerata anche la fanta tecnologia di cui disponiamo. Non è infatti proprio la prevenzione che ci raccontavano serviva per difenderci da strani virus? Ma più accadono eventi del genere dove la prevenzione non esiste e più le favolette sulla “tutela della salute”, che ci hanno terrorizzato negli ultimi anni, suonano come una tragica beffa.
Intanto anche alle recenti elezioni amministrative si è superata la soglia del 40% dei non votanti, una enormità che decreta sempre di più lo smascheramento e il fallimento totale della politica contro la natura e le persone.
Bisogna riappropriarsi della conoscenza del territorio e gestire direttamente la tutela e difesa dello stesso, tanto le istituzioni predisposte non predispongono un bel niente, se la gente continua a morire, sotto l’acqua o sotto le macerie. Poi se le istituzioni sulla spinta della mobilitazione delle persone vorranno dare una mano o finalmente attivarsi prima, e non quando ci sono da raccogliere i cadaveri, ben venga, ma non aspettiamoci nulla da coloro che arrivano solo quando il peggio è successo. Un ultimo commento va a chi (e sono di sicuro tanti), come in occasione di disastri passati, sta brindando alla devastazione perché poi saranno i soliti protagonisti della ricostruzione che avverrà con gli stessi parametri che hanno permesso la catastrofe, così da essere sicuri che queste tragedie avvengano ancora e permettano sempre di guadagnarci e di far crescere il glorioso e funereo PIL. Il tutto tragicamente alla faccia dei finti cordogli e ipocrite frasi di rito.