Chiunque può riuscire a fare cose che riteneva impensabili o impossibili, come diventare abile nella manualità senza per forza essere un artigiano professionista, vivere nella natura e in luoghi che si sono sempre sognati, utilizzare le energie rinnovabili, non sprecare. Ce lo spiega molto bene Simone Perotti nel suo ultimo libro, “L’altra via”.
Il motto ” Es geht auch anders“
Nel 1989 andai a lavorare per la prima volta nel Centro per l’Energia e l’Ambiente di Springe in Germania, nato nel 1981 grazie a un gruppo di persone che avevano l’intenzione di utilizzare energie rinnovabili e risparmio energetico all’interno di una nuova forma lavorativa e sociale. Il loro motto scritto a grandi lettere all’entrata del Centro era Es geht auch anders, ovvero C’è anche un altro modo. Era un altro modo che sperimentavano praticamente su tutto, il lavoro, l’organizzazione, l’energia, il cibo, gli spostamenti, la riduzione degli sprechi in ogni forma. Tutto poteva essere fatto, strutturato e pensato diversamente dal sistema dove il primo e ultimo pensiero era il profitto e che alimenta l’inquinamento, lo spreco, la produzione illimitata di rifiuti e la conseguente devastazione del mondo.
Avendo vissuto e lavorato per cinque anni in quel posto (e poi in altre realtà simili), mi resi conto che la loro non era affatto una utopia ma qualcosa di praticabilissimo da chiunque. Però agire in quel modo significava cambiare mentalità, scelte e vita, non certo per diventare eremiti o estremisti, bensì per fare una vita normale ma con altri parametri rispetto a quelli imperanti, avendo tutto quello che è necessario per vivere dignitosamente con una qualità di vita molto migliore per le persone e tutelando l’ambiente con un bassissimo impatto, spreco e uso di denaro.
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All’epoca però persone che agivano in questo modo erano etichettate come strane, naif, fricchettone, radicali, integraliste, utopiste, anche se vivendo e lavorando in queste realtà io non ci vedevo nulla di integralista; era invece tutto assai realista e moderato, per niente radicale e nemmeno utopista, anzi l’utopia mi sembrava più il pensare che continuare a distruggere il mondo potesse funzionare. Radicale, strano e integralista è chi si ostina a vivere contro natura e considerarlo normale solo perchè lo fanno molte persone.
E per chi deve venderci qualsiasi cosa, basta avere megafoni molto potenti come la televisione e i mezzi di informazione mainstream, per fare credere alle persone che vivere contro natura e in maniera folle sia normale, l’importante è che loro ci guadagnino. Ecco perché chi faceva e fa scelte diverse deve per forza essere etichettato, sminuito in qualche modo, così che non ci venga in mente di seguirne il suo esempio.
Quindi la società si è involuta fino ad arrivare al punto di non ritorno attuale dove il sistema contro natura sta precipitando nel baratro, mentre quelli che erano strani e utopisti stanno costruendo arche di salvezza.
Un utopista Simone Perotti e “L’Altra via”
Fra quelli che non rientrano negli strani o negli utopisti dell’epoca c’era Simone Perotti, che dal suo ruolo manageriale prestigioso, a un certo punto della sua vita ha detto coraggiosamente “Adesso basta, facendone anche un libro di successo e cambiando il suo modo di pensare e vivere per alcuni versi proprio alla maniera degli strani, utopisti. La cosa particolare è che Simone viene proprio da quel mondo che ha sempre dipinto chi voleva cambiare come una specie di selvaggio che vuole ritornare alle candele o poco più.
Così, tappa dopo tappa, Simone ha sdoganato, anche per chi strano e utopista non lo era e non lo è, un modo di vivere altro che a quanto pare nei suoi racconti non è poi così male. Sicuramente migliore che non abitare nel centro di Milano. Certo, spesso i media dipingono anche lui come uno strano, ma soprattutto sostengono che sia un caso isolato, un eccentrico. Il che è anche ovvio: se non lo dipingessero così ma come il pezzo di un possibile intero sistema che può fare e adottare le scelte che ha adottato lui, cioè scelte per alcuni versi simili a quelle degli strani, utopisti, naif dei decenni prima, i media sarebbero i primi a rimetterci.
Un sistema dove non si spreca, dove non si comprano idiozie, dove si è il più possibile autosufficienti, un sistema del genere è la morte nera per i media mainstream che chiuderebbero tutti in giornata senza i proventi delle pubblicità di quei prodotti superflui, assurdi, inquinanti che pagano il loro lavoro.
E la dimostrazione di questo l’ha data il libro che abbiamo scritto in passato insieme con Simone: Ufficio di scollocamento, accolto molto tiepidamente e poco pubblicizzato dai media mainstream, così come un direttore di un grande giornale ammise allo stesso Simone che lo invitava a parlarne. Finché infatti si tratta di parlare di un ex manager che cambia vita la cosa fa audience, ma se si inizia a presupporre e costruire un modo alternativo di vivere a cui possono aderire tutti, i media, che dipendono dal sistema della vendita e dello spreco, mica si danno la zappa sui piedi.
Chiunque può farcela
Ecco perché, così come cita giustamente Simone nel suo libro L’altra via, l’alternativo di turno per i media mainstream è Mauro Corona che di alternativo non si sa cosa abbia, ma fa audience proprio per il suo essere naif e bizzarro. Il che è proprio la politica di quei media, in modo che le persone pensino che se l’alternativa è Mauro Corona, meglio vivere tutta la vita in un palazzo che si affaccia sulla tangenziale di Roma e continuare a fare shopping compulsivo.
L’altra via descritta da Simone nel libro omonimo è quindi un ulteriore tassello del suo percorso personale dove dimostra che chiunque può farcela a fare cose che riteneva impensabili, impossibili, come diventare abile nella manualità senza per forza essere un artigiano professionista, vivere nella natura e in posti che si sono sempre sognati, utilizzare le energie rinnovabili, non sprecare. Tutte quelle azioni che gli strani, utopisti ante litteram da sempre fanno e propongono anche come sistema collettivo quindi non solo come scelta individuale. Azioni che danno significato alla vita molto più che la rincorsa ai soldi, agli oggetti, alla carriera, concetti che Simone descrive sempre molto bene con la sua abilità narrativa.
I coniugi Charles e Perrine Hervè- Gruyer dell’eccezionale libro Abbondanza miracolosa erano un marinaio e un’avvocatessa e hanno costruito in Normandia uno dei centri di studio e applicazione più importanti a livello internazionale di permacultura. Anche questo dimostra che nessun traguardo è precluso a nessuno, pure se ci vogliono costantemente fare credere il contrario e che c’è sempre bisogno di un esperto o di delegare a qualcuno. Invece bisogna credere in se stessi e nelle proprie grandi capacità, collaborare con gli altri e la costruzione del nuovo mondo e di un altra via è possibile.
Paolo Ermani_C’è anche un altro modo